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Torna alla 1° pagina..)(2° pagina) Capucci, docente di malattie cardiovascolari all'Università Politecnica delle Marche, di Ancona, spiega al Corriere della Sera: “in tutti questi casi, così come nelle popolazioni colpite da disastri naturali dove il rischio di morte cardiaca improvvisa cresce moltissimo, stiamo parlando di uno stress emotivo acuto che provoca un incremento considerevole e rapido del cortisolo, l'ormone dello stress: ciò può alterare il metabolismo del glucosio, favorire la rottura di placche, causare aritmie. Più un evento o un'emozione sono inattesi e intensi, più è probabile che il sistema cardiovascolare non riesca a compensare lo squilibrio che provocano: paradossalmente lo stress quotidiano che tutti sopportiamo fa meno male, perché il cuore si abitua e riesce ad attutirne meglio gli effetti negativi”.
Tuttavia, anche l'attività fisica può creare problemi non previsti, soprattutto se non si è allenati e si comincia ad effettuarla in maniera troppo intensa: “l'attività sessuale invece non è rischiosa, pure in chi abbia già avuto un infarto. Anche la mancanza di riposo può scatenare un problema di cuore: il sonno è prezioso perché consente di ridurre pressione e frequenza cardiaca; se non si dorme bene e a sufficienza il cuore non recupera mai ed è più esposto alle aritmie”, spiega Capucci.
Le apnee ostruttive del sonno rappresentano, come noto, un ulteriore fattore di rischio. A soffrirne sono un milione e 600 mila italiani. Fra questi, uno su tre sviluppa una fibrillazione atriale, la forma più diffusa di aritmia. Le apnee e l'aritmia associate aumentano a loro volta di quattro volte la normale mortalità: “quando si trattiene il respiro per qualche secondo, come accade a chi ha le apnee notturne, c'è un aumento consistente delle catecolamine in circolo e la pressione sale fino a vere e proprie crisi ipertensive: in queste condizioni il battito cardiaco diventa più facilmente irregolare, con tutti i rischi che ne derivano. Infine, anche pranzi e cene troppo abbondanti possono scatenare aritmie e infarti: durante la digestione di pasti molto pesanti il sangue si sposta verso l'apparato digerente e diminuisce l'apporto alle coronarie, se queste non sono perfettamente efficienti è assai probabile che una scorpacciata diventi 'fatale'. Purtroppo moltissimi non hanno idea di come stia davvero il loro cuore: chi dopo un piccolo sforzo si sente mancare il fiato spesso dà la colpa ai chili di troppo e non pensa a una possibile insufficienza cardiaca o una coronaropatia”.
Bisogna puntare quindi sulla prevenzione e sui check-up regolari, come suggerisce ancora il dott. Capucci: “controllo della pressione una volta al mese, esame del sangue per colesterolo, glicemia e così via ogni 1-2 anni, un'elettrocardiogramma ogni 5 anni e test da sforzo o altri esami quando il medico li richiede. Inoltre, per mettersi al riparo dai guai occorre mantenere il giusto peso, fare esercizio in quantità e qualità commisurata all'età e alle condizioni di salute, riposare bene e a sufficienza”.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
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